venerdì 31 luglio 2015

Proxima Res legge I promessi sposi

 

Proxima Res cerca il sugo della storia

di Felice Carlo Ferrara 



 In un paese vittima di un malgoverno dove la politica non ha alcun pudore, preda di una classe dirigente ora oziosa, ora rapace, per due giovani comuni realizzare un progetto di vita semplice come il matrimonio diviene un'impresa veramente ardua. Potrebbe sembrare il racconto di una situazione odierna, eppure è ambientata in un Seicento lontano nel tempo, ma ancora tristemente vicino a noi per le sue tortuose problematiche e le mille contraddizioni. La realtà descritta da Alessandro Manzoni nel suo celeberrimo romanzo voleva essere un'analisi dei tanti errori del passato, ma anche una base per costruire un futuro migliore. E se questo futuro non si è ancora concretizzato, evidentemente dobbiamo ancora imparare molto dalle grandi lezioni civili di cui è ricco il romanzo.
Per questo è certo molto gradito ogni lavoro teatrale che parta dai testi di Manzoni. Il sugo della storia tenta un approccio al grande romanzo storico, mettendo in campo cinque narratori intervallati da una banda musicale di ben undici elementi. Nonostante l'alto numero di persone coinvolte, si rimane tuttavia nella mera lettura, una lettura a volte sentita e partecipata, ma mai realmente interpretata. I personaggi che animano la vicenda dei Promessi Sposi rimangono così fantasmi indistinti ancora ingabbiati nel testo e l'assenza di un taglio registico fa sì che non si aggiunga alcuna prospettiva particolare alla già ben nota voce del narratore manzoniano. Allo stesso modo gli interventi musicali rinunciano al tentativo di dare un contributo narrativo, limitandosi a creare divisorie acustiche tra un brano e l'altro.



In definitiva il lavoro della compagnia Proxima Res, pur mantenendo nella sua severa sobrietà una certa eleganza, rischia di apparire eccessivamente povero sul versante creativo e interpretativo, stentando a farsi lettura scenica e rimanendo piuttosto una semplice lettura non tanto diversa da quelle che possono consumarsi in un'aula scolastica.




IL SUGO DELLA STORIA
tratto da I promessi sposi di Alessandro Manzoni
a cura di Andrea Chiodi
musiche di Daniele D'angelo 
con caterina Carpo, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Emiliano Masala, Francesca Porrini
una produzione
Proxima Res


visto il 28 Luglio 2015 presso il Teatro Elfo Puccini a Milano nell'ambito di Padiglioni Teatro

giovedì 9 luglio 2015

Rosencrantz e Guildenstern sono morti



Rosencrantz, Guildestern e l’eterno tragico gioco del teatro

di Monica Ceccardi



Rosencrantz e Guildestern giocano a testa o croce. Rosencrantz vince sempre, per cento volte di seguito. Oltre a far sorridere, l’apertura del nuovo spettacolo di Leo Muscato ci catapulta fin da subito in un non tempo e un non luogo. Una sensazione di presagio aleggia sui protagonisti, a loro volta divertiti e straniati dal loro stesso gioco: “Sono io che non voglio vincere oppure il tempo si è fermato?” si chiede Guildestern. “Giochiamo da sempre?” gli fa eco Rosencrantz. E Guildestern ancora, sospeso come a mezz’aria in una realtà che ha perso i suoi contorni, chiede all’amico: “Qual è la prima cosa che ricordi dopo quelle che hai dimenticato?” Nessun ricordo. Un suono arriva a far esplodere la bolla onirica: eccoli alla corte del Re di Danimarca. Sono stati chiamati per capire cosa frulla nella mente di Amleto. In realtà dentro la mente di Amleto ci siamo tutti, noi come lui ci facciamo le stesse domande, essere o non essere? Gli unici tuttavia che sembrano poter rispondere agli eterni interrogativi, sono gli attori della compagnia di giro che i due protagonisti incontrano per strada. Quella stessa compagnia metterà in scena a corte La morte di Gonzalo, voluta da Amleto per risvegliare la coscienza del nuovo re assassino e di sua moglie. Rosencrantz e Guioldestern non capiscono, cosa c’è di strano: lo zio di Amleto ha ucciso il padre e ha sposato la madre, come non perdere la testa! Eppure tutti sanno tutto ma non dicono o fanno niente, e hanno convocato loro. Perché? Chi sono davvero Rosencrantz e Guildestern? Come andrà a finire? Bella domanda.
Gli attori provano lo spettacolo che faranno per il re e la regina, e provando ci raccontano della fine che faranno gli stessi Rosencrantz e Guildestern, che li stanno guardando… Gioco cupo e divertente di teatro nel teatro, condito di assurdo e grottesco, gioco che diviene funambolica ricerca di un senso che sembra sfilacciarsi ad ogni battuta. E non ci resta che sorriderne.
In fondo Rosencrantz e Guildestern sono due personaggi minori, che logica è quella che li mette al centro della vicenda? Non c’è logica. Però non possono tornare indietro, devono accompagnare Amleto in Inghilterra e consegnare una lettera. Aprono la lettera: ad Amleto verrà tagliata la testa appena arriveranno sul suolo inglese. Cosa fare? Loro sono suoi amici, però sono personaggi secondari, non possono cambiare la storia… Lo spettacolo cresce, vortica e sembra trovare una liberazione all’assurdo quando Guildestern uccide il capocomico: se non c’è spiegazione per loro, non c’è neanche per lui!  Ma la morte si fa beffe di loro, il teatro è più forte, in una sola parola: spettacolo!
Sul finale di questo gioco grottesco campeggiano sospesi sulle teste di Rosencrantz e Guildestern i cappi illuminati con i quali verranno impiccati: anche il loro amico Amleto si è fatto beffe di loro, e ha sostituito la lettera che li manderà a morire al posto suo.
Il bellissimo testo di Tom Stoppard riesce a filtrare e a illuminare la calda serata estiva del Teatro Romano, e lo fa grazie alla sua dirompente forza, declinata in comicità e profonda riflessione sulla condizione umana.
L’allestimento di Leo Muscato gioca con gli attori, dichiarando il suo intento di rispettosa restituzione dei sapori e delle atmosfere del testo. In scena un sipario rosso e un palco con ai lati le panche per gli spettatori. Il teatro nel teatro è dichiarato fin da subito. Il risultato è una versione piacevole, a tratti semplificata, dell’opera, che tuttavia ben si sposa con la freschezza degli interpreti. Il Rosencrantz di Vinicio Marchioni in bilico tra lucidità e dabbenaggine, è forte nelle sue fragilità. Il Guildestern di Daniele Liotti è lucido, anche se a tratti sembra smarrirsi in se stesso, troppo concentrato sulla sua voce e sulla sua presenza scenica. Il Capocomico Gianfelice Imparato gigioneggia nel ruolo del primo attore, con giusta flemma da navigato mestierante. Notevole il resto del cast nel tessere la trama impalpabile del teatro nel teatro, con canti, balli e scene da ottima commedia dell’arte.




ROSENCRANTZ E GUILDENSTERN SONO MORTI
di Tom Stoppard
traduzione e adattamento Leo Muscato
regia Leo Muscato
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Pietro Sperduti
personaggi e interpreti:

Rosencrantz - Vinicio Marchioni
Guildenstern - Daniele Liotti
primo attore / Amleto - Gianfelice Imparato
Alfredo / Ofelia - Beniamino Zannoni
Claudio - Andrea Caimmi
Gertrude - Andrea Bartola
Polonio - Simone Luglio
l'ambasciatore - Aldo Gentileschi
compagnia dei tragici - ensemble

Visto al Teatro Romano di Verona
il 4 Luglio 2015